Abete interviene sulla diatriba Zeman – Marotta e ovviamente dice la sua opinione, come è anche giusto che sia, solo che lo fa schierandosi un po’ troppo senza cercare invece di assumere un atteggiamento assolutamente imparziale. “Quando non si è interessati non bisogna parlare” dice Abete riferendosi alle parole delle da Zeman che comunque non aveva mai citato espressamente Conte, E questo è il primo errore, se vogliamo, di Abete che evidentemente dimentica anche lui che si è in democrazia e chiunque è sempre libero di esprimere la propria opinione. Del resto, il Boemo non aveva chiesto un cambio delle regole, come invece lascia intendere Abete quando dice “non si possono chiedere cambiamenti in questo modo”, ma aveva espresso solo un parere suo personale.
Poi, per dirla tutta, non è affatto vero che altri non possono essere interessati alla vicenda, perché invece lo sono e lo devono essere proprio tutti, perché simile anomalia potrebbe incidere anche sul regolare andamento del campionato, cosa che nessuno vuole, in particolar modo dopo quanto accaduto lo scorso anno, con tante decisioni arbitrali che di fatto lo hanno fortemente indirizzato, senza parlare poi della vergogna accaduta a Pechino.
Il Sig. Abete, invece di rimbrottare Zeman, e lo fa decisamente a torto, dovrebbe invece rivedersi la registrazione della partita e verificare il perché della difformità di valutazione e quindi di giudizio su di una ipotetica offesa di Pandev nei confronti del guardalinee, cosa che nessuno ha visto, mentre sono ben visibili situazioni analoghe, con il labiale chiaramente interpretabile, con bianconeri che apostrofavano i direttori di gara in malo modo.
Dovrebbe rispondere a ciò, per esempio, il sig. Abete altrimenti non si fa altro che alimentare sospetti e cattivi pensieri nei tifosi, nei giocatori stessi, in definitiva in tutti coloro che hanno visto la partite. Non per nulla qualche quotidiano sportivo straniero non è stato affatto tenero nell’esprimere il giudizio sull’esito di questa Supercoppa. Se le regole sono sbagliate, vanno corrette, proprio per rispetto nei confronti egli altri club, dei giocatori e delle tifoserie. E’ assai poco ragionevole che un allenatore che ha subito una lunga squalifica, non perché espulso dal campo per aver apostrofato in malo modo il direttore di gara, ma per essere stato riconosciuto colpevole dalla giustizia sportiva di un comportamento non consono, altrimenti non si spiegherebbero i 10 mesi di squalifica.
Se poi la sentenza dovesse essere ribaltata nei successivi gradi di giudizio, ben venga per Conte, ma in caso contrario non dovrebbe allenare. Che senso ha una sentenza del genere? Oltre tutto viene svuotata di significato, per cui è bene che Abete rifletta prima di parlare, altrimenti a pensar male non si fa peccato.
Per quanto poi riguarda il secondo rimbrotto, quello fatto al Napoli per aver disertato la premiazione, è molto più che giustificato. Inutile fare i moralisti, nascondersi dietro al solito classico ditino se poi si avallano certi comportamenti arbitrali che definire vergognosi è un eufemismo. Non si tratta dell’errore sporadico, di quello che ha una conseguenza relativa, ma si tratta di errori reiterati e ripetuti, che hanno indirizzato il risultato in maniere assoluta, senza che la squadra danneggiata si sia potuta difendere in alcun modo.
Quindi, assoluta mancanza di rispetto ancor più ingigantita dalle dichiarazioni dei bianconeri che magnificavano il proprio risultato come conquistato con merito, arbitrale verrebbe da aggiungere, per essere onesti fino in fondo. Ci vuole buon senso, serietà e soprattutto onestà intellettuale, tutte cose assenti a Pechino, per cui chi si è sentito preso in giro, oltraggiato ed offeso, ha fatto più che bene ad andarsene.
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